Conitto femoro-acetabolare
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Artrosi del ginocchio
Che cos’è l’artrosi del ginocchio (o gonartrosi)?
Si tratta dell’usura della cartilagine che riveste i condili femorali, la troclea femorale, il piatto tibiale e/o la rotula. Può manifestarsi come artrosi monocompartimentale, bicompartimentale o tricompartimentale, a seconda dell’interessamento dei vari distretti dei ginocchio (mediale, laterale e femoro-rotuleo).
Tale usura provoca sia dolore che una progressiva riduzione della mobilità del ginocchio, poiché la componente ossea del femore, della tibia e/o della rotula, prive della cartilagine, sfregano direttamente tra loro.
Quali sono le cause?
La gonartrosi è generalmente multifattoriale, ovvero più cause concorrono al suo sviluppo, tra cui la più importante è l’invecchiamento che provoca un ridotto turnover cellulare, insieme al sovrappeso e all’obesità, ma può essere anche secondaria a fratture che coinvolgono il femore distale o il piatto tibiale, oppure a importanti difetti assiali dell’arto inferiore (ginocchia vare o valghe), o ancora in seguito a lesioni meniscali o legamentose.
Come si manifesta?
Il principale sintomo della gonartrosi è il dolore, che si manifesta inizialmente durante le attività che sollecitano l’articolazione del ginocchio, come camminare o salire e scendere le scale.
Successivamente, con il progredire dell’artrosi, il dolore diventa permanente, con manifestazioni anche notturne che disturbano il riposo ed il ginocchio diviene sempre più rigido e gonfio.
Come viene diagnosticata?
La diagnosi è innanzitutto clinica: attraverso una visita specialistica ortopedica si effettuerà un esame obiettivo del ginocchio che apparirà dolente, in particolare a livello della rima articolare interessata dal processo artrosico.
A confermare la diagnosi è necessaria una radiografia del ginocchio, che mostrerà la riduzione della rima articolare e la presenza di segni artrosici secondari come osteofiti (ossificazioni secondarie) e geodi (cavità dell’osso).
In caso di artrosi in stadio iniziale, una risonanza magnetica nucleare (RMN) permette invece di verificare direttamente lo stato della cartilagine, riconoscere eventuali alterazioni dei menischi e dei legamenti, o diagnosticare una osteonecrosi del condilo femorale (un “infarto” dell’osso che non riceve più una adeguata perfusione sanguigna).
Come viene trattata?
Innanzitutto si interviene a livello farmacologico con antidolorifici e antinfiammatori allo scopo di alleviare la sintomatologia. Contestualmente, in caso di artrosi allo stadio iniziale, la fisiokinesiterapia permette di mantenere un buon trofismo muscolare, in particolare della muscolatura del quadricipite femorale, e di mantenere per quanto possibile un buon range articolare del ginocchio.
In caso di artrosi in fase iniziale o intermedia, le infiltrazioni di acido ialuronico o di corticosteroidi rappresentatno un’ulteriore opzione terapeutica di tipo consevativo che può portare benefici riducendo la sintomatologia dolorosa.
Infine, quando i trattamenti precedentemente descritti non risultano efficaci, o l’artrosi del ginocchio risulta essere già in uno stadio avanzato, l’unica soluzione efficace consiste nella sostituzione protesica del comparto del ginocchio interessato: una protesi monocompartimentale mediale o laterale, associata o meno ad una protesi femoro-rotulea, rappresenta l’impianto mininvasivo ideale per risparmiare il pivot centrale (legamenti crociati del ginocchio). Viceversa, in caso di artrosi tricompartimentale, sarà necessaria la protesizzazione totale del ginocchio, che restituisce in ogni caso un’ottima funzionalità del ginocchio risolvendo inoltre la sintomatologia dolorosa causata dall’artrosi.
Artrosi dell'anca
Che cos’è l’artrosi dell’anca (o coxartrosi)?
Si tratta dell’usura della cartilagine che riveste la testa del femore e/o della cartilagine che ricopre la cavità cotiloidea (acetabolo) a livello del bacino.
Tale usura provoca sia dolore che una progressiva riduzione della mobilità dell’anca, poiché la testa del femore, priva della componente cartilaginea, sfrega direttamente sull’osso del bacino (l’acetabolo).
Quali sono le cause?
La coxartrosi è generalmente multifattoriale, ovvero più cause concorrono al suo sviluppo, tra cui la più importante è l’invecchiamento che provoca un ridotto turnover cellulare, ma può essere anche secondaria a fratture che coinvolgono l’anca e/o il bacino, oppure ad un’alterazione strutturale dell’articolazione, come nella displasia congenita dell’anca.
Anche il conflitto femoro-acetabolare, che colpisce in particolare giovani sportivi, se non trattato per tempo può portare allo sviluppo di coxartrosi.
Come si manifesta?
La coxartrosi provoca innanzitutto dolore, generalmente a livello inguinale e più raramente sul fianco con un irradiamento a cintura fino al gluteo, e una riduzione della mobilità, in particolare chinarsi in avanti e accavallare le gambe diventa difficoltoso e/o doloroso.
Come viene diagnosticata?
La diagnosi è innanzitutto clinica: attraverso una visita specialistica ortopedica si effettuerà un esame obiettivo dell’anca che apparirà rigida e dolente, in particolare alla flessione e alla rotazione interna.
A confermare la diagnosi è necessaria una radiografia del bacino, che mostrerà la riduzione della rima articolare e la presenza di segni artrosici secondari come osteofiti (ossificazioni secondarie) e geodi (cavità dell’osso).
In caso di artrosi in stadio iniziale, una risonanza magnetica nucleare (RMN) permette invece di verificare direttamente lo stato della cartilagine, eventuali alterazioni a livello del labbro acetabolare o diagnosticare una osteonecrosi della testa femorale (un “infarto” dell’osso che non riceve più una adeguata perfusione sanguigna).
Come viene trattata?
Innanzitutto si interviene a livello farmacologico con antidolorifici e antinfiammatori allo scopo di alleviare la sintomatologia. Contestualmente, in caso di artrosi allo stadio iniziale, la fisiokinesiterapia permette di mantenere un buon trofismo muscolare, in particolare della muscolatura glutea, e di mantenere per quanto possibile un buon range articolare.
Le infiltrazioni di acido ialuronico o di corticosteroidi sono invece meno efficaci rispetto al ginocchio e di conseguenza prescritte più raramente.
Infine, quando i trattamenti precedentemente descritti non risultano efficaci, o l’artrosi dell’anca risulta essere già in uno stadio avanzato, l’unica soluzione efficace consiste nella sostituzione protesica dell’anca.